Il carcere tra centro e periferia
di Carla Lunghi
Le carceri, simbolo per eccellenza dell’esecuzione della pena come soppressione e limitazione della libertà individuale, sono una presenza così costante nel panorama urbanistico tanto da occultare i loro recenti natali. Le prigioni nascono come istituzioni detentive solo sul finire del Settecento con il preciso obiettivo di garantire l’ordine sociale sconvolto dai molteplici cambiamenti indotti dalla rivoluzione industriale e dalle rivoluzioni americana e francese. Dal punto di vista architettonico la struttura che meglio incarna questa volontà disciplinare è il Panopticon di Bentham (1791), opera che ha ispirato molta parte del patrimonio carcerario italiano, spesso ubicato nel cuore della città come un’anomala zona periferica. Nell’ultima parte si esaminerà il caso di San Vittore a Milano, di cui si ripercorreranno gli avvenimenti più importanti, l’avvicendarsi delle diverse popolazioni ivi detenute, il ruolo svolto in eventi cruciali della storia locale e nazionale.
A proposito dell’autrice:
Professore associato di Sociologia dei processi culturali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Si occupa di processi culturali, di moda, di consumo, di industrie creative, di carcere e immigrazione. Tra i suoi libri: Culture creole. Imprenditrici straniere a Milano (Milano 2003); La moda della responsabilità (con E. Montagnini, Milano 2007); Creative evasioni. Manifatture di moda in carcere (Milano 2012); Resistere. Innovazione e vita quotidiana (con L. Bovone, a cura di, Roma 2017).