I locali notturni tra consumo post-moderno ed economia della notte
di Silvia Crivello
Da qualche decennio in letteratura si sono diffusi scritti che documentano la crescita e lo sviluppo di “nuove” forme di consumo tipicamente urbane e post-moderne in relazione, ad esempio, a centri commerciali (Zukin 1995), esperienze culturali (Harvey 1989a), eventi di vario tipo (Hiller 2000). Tra questi lavori hanno preso spazio anche studi che hanno riguardato la relazione tra spazi urbani e luoghi di consumo notturno: particolare enfasi è stata data all’intrattenimento serale e all’analisi delle trasformazioni di aree della città in nightlife hotspot (Hollands e Chatterton 2003), veri e propri nodi di trasformazione dello spazio urbano legati a forme non tradizionali di consumo e di divertimento. Se, infatti, le città da sempre si sono caratterizzate come i luoghi del pleasure-seeking (Urry 1990), oggi nuove suggestioni scaturiscono dalla promozione della vita “della notte”. Quest’ultima, sinteticamente intesa come il rituale concentramento, specialmente durante il fine settimana, di giovani e adulti nei bar, nei pub e nei club del centro città (Hollands 1995), è sempre più frequentemente vista quale driver economico tanto che è oggi lecito parlare di una vera e propria “night-time economy” (Lovatt e O’ Condor 1995, Hannigan 1998).
A proposito dell’autrice:
Dottore di ricerca, è ricercatrice in Sociologia del Territorio presso il Politecnico di Torino dove insegna Sociologia Urbana e Sociologia dell’Ambiente. I suoi principali campi di ricerca riguardano la città, le politiche culturali, la sostenibilità e la resilienza urbana. Dal dicembre 2016 è membro del Consiglio Scientifico della sezione AIS di Sociologia del Territorio.