Il porto: l’interfaccia tra terra e mare
di Emilio Cocco
Gli scambi e le interazioni tra terra e mare si producono principalmente attraverso delle soglie o degli spazi di transizione che si configurano sociologicamente e morfologicamente come delle linee di confine e in cui si condensa la forma liminale del mare-oceano. Questi luoghi sono innanzitutto i porti: costruzioni sociali che evolvono raccordando le circostanze geografiche più favorevoli con le capacità tecnologiche disponibili. Le condizioni naturali date da cale, baie, correnti e fondali non possono infatti che relazionarsi alla necessità di costruire moli, strade, banchine e tutta la miriade di attrezzature necessarie all’attività portuale. In altre parole, la formazione di reti commerciali, più o meno strutturate, le relazioni politiche e la tecnologia di navigazione si fondono con le possibilità offerte dagli ambienti naturali di costruire socialmente un porto in un determinato luogo, la cui funzionalità muta storicamente. In ogni caso, i porti riproducono socialmente la natura liminare del mare e simbolicamente rappresentano zone d’incertezza il cui significato è fondamentale non solo per l’evoluzione della moderna società mercantile, ma anche per la strutturazione della globalità contemporanea. In questo senso, i porti localizzano una tensione costante tra le esigenze di sfruttamento delle reti commerciali marittime e delle risorse marine da parte del potere politico terrestre da una parte, e le minacce di destabilizzazione derivanti dall’apertura alle medesime reti dall’altra.
A proposito dell’autore:
Emilio Cocco (MA, PhD) è professore associato di sociologia dell’ambiente e del territorio nella facoltà di Scienze della Comunicazione, all’Università degli studi di Teramo. È stato professore straordinario di sociologia all’Università degli studi di Zara (Croazia) ed è attualmente professore aggiunto all’American University of Rome, dove insegna presso il dipartimento di media e comunicazione ed il Master in Food Studies. Delegato del Rettore per la regione Adriatico-Ionica, ha svolto negli ultimi venti anni ricerche nel campo dei fenomeni territoriali internazionali nelle regioni di frontiera, specializzandosi nel campo della sociologia marittima e degli oceani.