Terreni confiscati alla criminalità

Terreni confiscati alla criminalità: il riuso sociale come leva di governo del territorio bene comune

di Vittorio Martone

Dagli anni Ottanta il contrasto alla criminalità organizzata si concentra sull’aggressione patrimoniale con sequestro e confisca di aziende e patrimoni (immobili e terreni). Dagli anni Novanta se ne prevede la destinazione agli enti locali e l’obbligatorietà del riuso ai fini sociali. In quarant’anni si è accumulato un patrimonio di circa 35.000 immobili in tutt’Italia che un’ampia casistica in letteratura individua come fulcro per la promozione culturale e la partecipazione civile, il potenziamento dei sistemi integrati di welfare territoriale, l’impulso per un’imprenditoria sociale. In particolare, il riuso dei terreni in agricoltura multifunzionale in aree interne e marginali ha posto le basi per processi di riconversione di territori fortemente degradati proprio dalle economie criminali e predatorie. Questo contributo ricostruisce l’evoluzione del fenomeno e un quadro d’insieme attuale, approfondendo opportunità e criticità delle esperienze di riuso dei terreni confiscati.

 

A proposito dell’autore:

Vittorio Martone è professore associato in Sociologia dell’ambiente e del territorio presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, dove insegna Sociologia dell’ambiente e Territorio, ecologia e politica. Tra i suoi temi di ricerca: la governance dell’ambiente e del territorio, le controversie sui rischi industriali, la criminalità ambientale e le ecomafie, la democrazia del paesaggio. Tra le sue recenti pubblicazioni su questi temi: Politiche integrate di sicurezza. Tutela delle vittime e gestione dei beni confiscati in Campania (Carocci 2020), Mafia Violence. Political, Symbolic, and Economic Forms of Violence in Camorra Clans (Routledge 2019, curato con M. Massari).

 

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